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La lean startup e il customer development model. In Italia.
La scorsa settimana i ragazzi di Mashape, con un articolo pubblicato su TagliaBlog, hanno dato il via a discussioni piuttosto calde e contrapposte riguardo al tema “Fare una startup in Italia o in Silicon Valley?”. Ne è poi scaturita una risposta diretta ed altre discussioni indirette come questa.
Non nascondo una grande simpatia per i giovani ventunenni milanesi e per la loro visione “romantica” di come portare avanti il proprio sogno in USA (per cui faccio un grande tifo) ma, per una serie di motivi, io attualmente sono e voglio restare in Italia…di conseguenza mi interessa rendermi conto se anche da noi possano funzionare alcuni meccanismi, “pattern” e metodologie proprie delle startup USA. Del resto è oggettivo che oltreoceano ci sia maggiore esperienza al riguardo e che in Italia venture capital ed angel che investono su startup Internet siano di qualche ordine di grandezza inferiori. 🙂
Tuttavia la teoria del come fare una startup partendo dal basso, ovvero dai bisogni dei clienti che possono essere potenzialmente interessati ad un prodotto, a mio avviso è applicabile anche in Italia. Ovviamente, una volta superata eventualmente la prima fase, il respiro dovrebbe essere Internazionale per avere un mercato in grado di supportare una ragionevole crescita.
Di cosa sto parlando? Del Customer Development Model di Steve Blank, autore di Four Steps to the Epiphany, libro che sto finalmente leggendo con attenzione (cosa che consiglio vivamente di fare). Steve è un imprenditore seriale di successo della Silicon Valley (5 delle sue 8 startup sono state quotate in borsa) e attualmente professore alle università di Berkeley e Stanford. Dalla sua teoria su come realizzare una startup è nato anche il movimento di Lean Startup, portato avanti insieme ad Eric Ries. Alcuni dettagli li potete trovare in queste due presentazioni: cosa è il Customer Development e cosa significa fare una Lean Startup.
Il concetto di fondo è che in genere tutti coloro che vogliono realizzare un nuovo servizio sono:
– Naturalmente abituati a pensare alle funzioni che dovrebbe avere
– A realizzarlo
e solo successivamente
– A valutare il feedback degli utenti/clienti sul prodotto/servizio.
Nel frattempo vengono tipicamente spesi parecchi soldi in marketing, sviluppo, organizzazione vendite, etc. il tutto sulla base di un business plan previsionale con assunti verificabili solo a posteriori.
Tutto ciò è tipico del Product Development Model, come di seguito.
L’intuizione di Steve Blank è stata quella di analizzare le startup che hanno avuto successo, trovando pattern comuni e riconducibili al fatto di essere state tutte molto attente ai bisogni dei clienti sin da subito. Pochi soldi spesi bene per realizzare quello che gli utenti volevano davvero e per cui erano disposti a pagare. Da qui il Customer Development Model, schematizzato di seguito:
Non entro nel dettaglio dello schema – mi piacerebbe tornarci in seguito – ma volevo intanto colpire la fantasia mettendo a confronto i due diversi modi di approcciare il problema, molto diversi.
Ultima curiosità per chi si intende di metodologie di sviluppo software: non notate un certo parallelismo? Guardate lo schema di seguito, che è la base dell’integrazione portata da Eric Ries al Customer Development Model creando il movimento della lean startup.
Il Product Development Model non ammette quindi di tornare allo stadio precedente (equivarrebbe al fallimento) ed è assolutamente seriale, mentre sia il Customer Development Model che l’Agile Development sono impostati su processi iterativi. Da notare l’importanza dell’analisi dei feedback tornando se necessario allo stadio precedente “imparando” dai propri errori per ripetere meglio l’azione successiva.
Sono tutti concetti non banali a cui ho soltanto accennato. Spero di aver stimolato la fantasia di qualcuno e di poter approfondire alcuni di questi aspetti in seguito.
Intanto io e Giancarlo stiamo portando avanti un gruppo ufficiale qui a Bologna del movimento Lean Startup che è attualmente anche l’unico in Italia. Questa teoria merita invece molta più visibilità e sono contento che ci sia qualcuno che si stia muovendo in questo senso come i ragazzi di TOP-IX di Torino che organizzeranno a breve un evento su questi temi. 🙂